di Marina Anna Tavassi
già Presidente di AECLJ (Association of European Competition Law Judges)
già Presidente della Corte d’Appello di Milano
Negli ultimi anni, l’elaborazione e l’adozione della Direttiva 2014/104/UE, cui ha fatto seguito, in Italia, l’entrata in vigore del D. Lgs. n. 3/2017, hanno dato nuova linfa ai giudizi civili di risarcimento dei danni derivanti da violazioni antitrust, contribuendo ad una significativa evoluzione del contenzioso, la cui portata effettiva non può che essere valutata sulla scorta dell’analisi delle singole decisioni, tenendone in adeguata considerazione le rispettive peculiarità.
La crescente rilevanza del private antitrust enforcement ha portato la Corte d’Appello di Milano e le Cattedre di Diritto dell’Unione europea dell’Università degli Studi di Milano ad avviare una intensa e fruttuosa collaborazione per pervenire a una raccolta della ricca giurisprudenza di merito in materia di antitrust.
Tale collaborazione ha portato alla creazione, nel 2019, della Raccolta giurisprudenziale Giurisprudenza Antitrust Milanese (GAM) che, ospitata dalla rivista telematica Eurojus, raccoglieva le pronunce delle corti milanesi, pioniere in tale ambito, la cui giurisprudenza rappresenta una stimolante fonte di analisi, riflessioni e applicazioni, di un diritto che, pur di matrice europea, è ormai destinato ed essere parte del comune sapere del giurista che, a vario titolo, partecipa alla vita degli attori economici e dei privati cittadini riguardati dall’operare delle imprese.
Il progetto Italian Cases on Private Antitrust Enforcement (Ita.ca), che coinvolge ora anche l’Università di Ferrara, costituisce la naturale evoluzione di GAM. Raccogliendo l’auspicio formulato sin dall’inizio, l’iniziativa si è ora arricchita dei contributi giurisprudenziali dei Tribunali e delle Corti di Appello di Roma e Napoli e, di conseguenza, dell’esperienza e delle diverse sensibilità giuridiche di tutte le giurisdizioni competenti in ambito di private antitrust enforcement ai sensi del D. Lgs. n. 3/2017.
Anche grazie a questa importante evoluzione, Ita.ca aspira a diventare, oltre che uno strumento di uso quotidiano per il giurista, un veicolo di diffusione della conoscenza della disciplina antitrust su scala nazionale ed europea, a beneficio anche della reputazione internazionale del nostro sistema giudiziario – che segna una nuova best practice nel rispetto dell’obbligo di trasmissione delle sentenze antitrust sancito all’art. 15, par. 2, del Regolamento (CE) n. 1/2003 – e delle stesse istituzioni dell’Unione responsabili del monitoraggio sull’applicazione della Direttiva Private Enforcement.
Questa Raccolta si conferma, a quanto mi consta, un’iniziativa unica nel suo genere per aggiornamento, completezza e metodo scientifico di catalogazione. Essa rimane il frutto di una cooperazione tra diversi mondi professionali, tra diverse amministrazioni dello Stato, tra il sapere pratico del giudice e l’approccio scientifico dell’accademico; l’auspicio, questa volta, è che possa essere foriera di analoghe iniziative anche a livello europeo.
Questa classificazione mira a potenziare la ricerca libera per parola, filtrando i risultati più rilevanti su ogni tema. Le sentenze sono state inserite in determinate categorie solo se affrontano in maniera anche non innovativa, ma comunque rilevante, il tema. Talune categorie al momento sono prive di sentenze, ma potrebbero averne in futuro.
«My own feeling is that classification can be of assistance subject to important cautionary notes. We should never lose sight of the fact that taxonomy is of instrumental value, it is there to cast light on substantive differences […], not to be an end in itself. We should not allow the desire for ‘order’ to lead the imposition of […] categories that are ill-fitting. We should moreover remember the tension between generality and specificity. The more general and abstract is any classification then the greater the likelihood that all can be fitted into […]. In the opposite direction, […] categories that are too specific can convey a wilderness of single instances» (P. Craig, EU Administrative Law, 2006, Oxford, p. 152)